INFO TURISTICHE: MURAVERA

Il paese (m 11, ab.4648), situato a sud-est dell’isola ai margini del fiume Flumendosa, è rinomato per il turismo ed ha comunque mantenuto intatte le sue caratteristiche naturali.
Ha origini molto antiche, in quanto posto in una zona estremamente fertile ed è per questo che basa la sua economia principalmente sull’agricoltura, soprattutto degli agrumi.
Rinomato, tuttavia, anche per le attività artigianali, quali la produzione di vino e miele e la lavorazione dei cesti.
La popolazione mostra il suo attaccamento alle tradizioni con la celebrazione di S. Agostino durante una festa che si svolge ogni anno a fine agosto.

Importante segnalare anche i borghi adiacenti di Villapitzu e San Vito che per le loro caratteristiche risultano molto simili a Muravera e che, analogamente, svolgono sagre tradizionali, in costume, durante il mese di giugno.

Potrete trovare, all\'interno del territorio di Muravera, lunghe spiagge incontaminate , ancora sconosciute ai turisti, come quelle che si trovano nella zona di Colostrai con la sua oasi naturale (dove vivono i fenicotteri rosa ) o, di tipologia opposta, frequentatissimi centri di divertimento come la più nota zona di Costa Rei .

Fanno parte del territorio di Muravera anche siti archeologici di rilevante importanza, spesso collocati in luoghi impervi da raggiungere, che ci informano di un epoca precedente addirittura a quella nuragica.
Si tratta di strutture nascoste oramai dalle vegetazione, ma pur sempre solide e stabili, scavate nella pietra o composte dalla stessa.
Le prime strutture delle quali intendiamo parlare sono certamente le Domus de Janas.
I sardi le intesero come le piccole dimore delle fate che abitavano i luoghi distanti dai villaggi.
Ecco che il folklore isolano pensa alle Janas il più delle volte, come ad esseri di ridotta dimensione, creature divine o demoniache.
Il carattere morale normalmente implica la bellezza o la bruttezza delle creature misteriose, bellissime quando buone, orripilanti quando crudeli.
In verità le domus sarebbero delle strutture funerarie costituite tra il IV e il III millennio a.C. da popolazioni che sopraggiunsero in Sardegna attraversando i mari, pacifiche, probabilmente votate ad un culto del sole, del toro e della luna (culti diffusi in tutto il mediterraneo), che pare abbiano trasmesso agli antichi sardi.

Di notevole interesse archeologico inoltre risultano essere i menhirs, o pedras fittas, come più comunemente vengono nominati in Sardegna. Si tratterebbe di pietre megalitiche, infisse nel terreno. Ne esistono di completamente lisce, che riprendono chiaramente un simbolismo fallico, altre invece riporterebbero il segno della fertilità femminile, le mammelle, andando a rappresentare la divinità femminile, la Dea Madre.
Costruiti immaginiamo intorno al 3300-2500 a.C, vennero adorati a lungo, tanto che ancora Gregorio Magno nel 594 d.C. scriveva ad Ospitone, che egli, unico fra i sardi a non adorare più pietre, avrebbe dovuto aiutarlo nella pesante opera di cristianizzazione.

La zona inoltre è ricca di nuraghes, che vennero costruiti in Sardegna tra il 1800 a.C. fin al VI secolo a.C.
Resti dell’età punica sono visibili nell’unico esemplare rimasto rappresentato dalla Fortezza di “Baccu di Monte Nai” risalente al V sec. A.C.
L’opera di colonizzazione da parte dei romani, avvenuta nel Isecolo a.C, è presente nei resti di vari villaggi.